La fatturazione elettronica parte zoppicando
Alla fine ci siamo arrivati. Il primo gennaio, nessuna proroga (come richiesto da chi si era mosso per tempo) e la fatturazione elettronica è realtà.
In teoria dovrebbe rappresentare un grandissimo risparmio di tempo, ed una discreta barriera all’evasione fiscale. Se di fatto sarà così, solo il futuro potrà dirlo.
Quello che invece è sotto gli occhi di tutti, è l’inizio problematico (scusate l’eufemismo) di questo atteso e temuto nuovo processo di fatturazione. La cosa era assolutamente prevedibile per chi ha sviluppato in vita sua due righe di codice per professione, ed è principalmente da individuare in un macro-errore madornale: l’assenza di una piattaforma di test.
L’assenza di una piattaforma di test è una gigantesca mancanza sia dal punto di vista dell’Agenzia delle Entrate, ché fino al passaggio in produzione non ha idea di quello che sarà il flusso di dati e se il suo sistema sia in grado di sostenerlo (perché figuriamoci se il sistema è stato mai sottoposto ad uno stress test). Ma anche e sopratutto per tutti coloro che dovevano sviluppare software che s’interfacciasse con AdE, provare un processo sinora sconosciuto, o anche solo formare clienti e fornitori che da oggi si trovano a dovere usare questo unico strumento per fare girare la propria economia, e che fino a ieri dovevano solo immaginare come avrebbe funzionato.
Un approccio davvero demenziale ad un processo chiave dell’economia italiana: mancata fatturazione significa pagamenti non esigibili e tutto ciò che ne consegue.
Side note: questi problemi riguardano solo chi le fatture è abituato ad emetterle, ovviamente…